Storia e curiosità
Questa pianta aromatica, insostituibile amica nei cassetti della nonna,
dai caratteristici fiorellini color blu-violetto e dalle piccole e lineari foglie verde cenere,
appartiene al genere Lavandula , famiglia della Lamiaceae.
Cresce nei terreni aridi e sassosi ad un'altitudine di 400-1000 mt dal mare,
formando bellissimi cespugli color ceruleo.
Il suo uso é antichissimo e tradizionalmente le popolazioni agricole la impiegavano come deodorante e antitarmico,
ma anche come cosmetico e medicinale, oltre che come erba sacra e portafortuna.
Il nome di questa pianta così versatile deriva dal latino lavare
e si riferisce all'uso che ne facevano greci e romani che la raccoglievano per profumare
l'acqua delle terme proprio con l'estratto alcolico dei suoi fiori.
Gli Egizi, invece, sfruttavano le sue proprietá antibatteriche.
In passato se ne faceva un così largo uso in medicina tanto che Plinio il Vecchio
la descriveva come una delle erbe curative più utilizzate dell'epoca.
Nel Medioevo era usata, specialmente la Lavandola Stoechas, contro i crampi intestinali,
nausea, vomito e singhiozzo.
Era l'ingrediente preferito dall'illustre farmacologo francese Nicolo Lamery nel finire del Seicento.
Nel XX secolo iniziano gli studi sugli oli essenziali della lavanda a opera di Rene Maurice Gattefosse,
padre dell'aromaterapia moderna.
Proprio questi oli, prodotti dalle ghiandole localizzate in tutte le parti della pianta sono ricchi
di principi attivi, quali linalolo, cineolo, canfora, limonene, pinene, geraniolo, che conferiscono
alla lavanda le sue numerose proprieta': antisettiche, vasodilatatrici, antinevralgiche, cicatrizzanti,
diuretiche, sedative, balsamiche, digestive, antireumatiche e antinfiammatorie.
La lavanda é detta anche spighetta di San Giovanni per il suo periodo di fioritura
che si aggira intorno al solstizio d'estate.