Proprietà della lavanda
Attualmente sono coltivate ed impiegate per l'estrazione dell'olio essenziale tre specie del genere Lavandula, famiglia Labiatae:
lavanda vera,
lavanda spica,
lavandino.
Delle tre specie, la prima fornisce l'essenza piú pregiata, oltre ad essere l'unica di uso officinale.
ASPETTI BOTANICI
Tutte le specie di lavanda raggiungono altezze variabile da 40 cm (lavanda vera) a 100 cm. (lavandino). I fusti sono eretti, legnosi e densamente ramificati. L'infiorescenza è una spiga; i fiori presentano corolla purpureo-violacea mentre le foglie, lineari ed opposte sono grigio verdi nella lavanda vera, più tendenti al verde nel lavandino. L'apparato radicale è costituito da una radice principale legnosa, contorta e numerose radici secondarie, superficiali. Il frutto della lavanda vera è un achenio marrone scuro-nero mentre il lavandino è un ibrido sterile che non produce semi. La lavanda vera è tipica degli ambienti secchi e dei terreni calcarei. Grazie all'elevato contenuto di olio essenziale, l'intera pianta emana un odore fragrante e penetrante e tutte le specie sono ottime mellifere.
UTILIZZO
Si utilizzano la droga (Lavandulae flos) e l'essenza (Aetheroleum lavandulae). La droga è costituita dalle infiorescenze di L. angustifolia Mill. raccolte appena prima della schiusura ed essiccate. Le indicazioni, per uso interno, sono: stati di inquietudine, insonnia, meteorismo etc. L'essenza, pur essendo presente in tutta la pianta, è contenuta soprattutto in speciali ghiandole oleifere, che si trovano fra le scanalature del calice. Le parti utilizzate per l'estrazione dell'olio essenziale sono le infiorescenze. Il tempo balsamico è la fine della fioritura. La composizione e il contenuto di olio differiscono nelle tre specie, variando da 0,5 a 1,5% nella lavanda vera, a seconda della varietà, a 0,9-3% nel lavandino e tra lo 0,5-0,8% nello spigo. I costituenti più pregiati dell'olio essenziale sono il linalolo (15-45%) e il suo estere, l'acetato di linalile (30-50% in lavanda vera, 7-33% nel lavandino), mentre caratteristiche negative sono date dalla canfora, presente sia nello spigo che nel lavandino, ma che comunque non dovrebbe superare il 10%.
CLIMA E TERRENO
Le specie del gen. Lavadula sono tipiche del clima temperato dell'area mediterranea e sono xerofite. Resiste alle basse temperature (fino a -20°C) in fase di riposo invernale, ma teme le gelate tardive, particolarmente dannose per il lavandino. La lavanda predilige terreni assolati e per fornire un buon contenuto e composizione dell'olio essenziale richiede un'abbondante illuminazione. Le condizioni ottimali di coltivazione sono i pendii collinari protetti dai venti freddi ed esposti a sud, mentre si adatta con difficoltà a posizioni di fondo valle. Le specie del genere Lavandula preferiscono terreni asciutti, leggeri, a reazione alcalina e o calcarei. Tollerano molto male invece quelli argillosi od acidi, umidi o soggetti a ristagno idrico. Per il suo apparato radicale profondo, la lavanda viene utilizzata contro l'erosione dei terreni declivi instabili.
TECNICA COLTURALE
Per la lavanda vera si può ricorrere alla semina oppure alla propagazione per talea mentre per il lavandino solo alla propagazione per talea. Per la propagazione da seme, si preparano i semenzai in febbraio-marzo, oppure in autunno in quanto il seme, poco germinabile, deve essere sottoposto a basse temperature. La propagazione per talea viene fatta prelevando, in autunno o inizio primavera da giovani piante madre di 2-3 anni di vita, le talee e interrate a 3-4 cm di profondità. Nel primo anno di impianto è consigliabile cimare un paio di volte le piante, in modo da favorire lo sviluppo di branche. L'irrigazione non è normalmente necessaria, tranne in fase d'impianto, ed eventualmente un'irrigazione di soccorso nel primo anno, in caso di siccità. In generale la L. è una pianta resistente agli attacchi dei parassiti animali e dei funghi, tuttavia alcuni agenti patogeni possono causare dei marciumi radicali o del colletto (Armillaria mellea, Rosellinia necatrix, Coniothyrium lavandulae); oppure danni ai germogli (Phoma e Septoria lavandulae). Fra gli insetti possono arrecare danni alla parte aerea alcuni ditteri (Thomasiniana e Resseliella lavandulae), il coleottero Arima marginata ed alcuni lepidotteri (Heliothis peltigera, Alucita tetradactyla ecc.) mentre la Ephestia elutella può deteriorare il prodotto immagazzinato. La prima raccolta si effettua nel 2° anno d'impianto. L'epoca ottimale per raccogliere il prodotto da distillare è l'inizio della sfioritura in quanto la percentuale di essenza ed i suoi componenti principali non variano dopo l'avvizzimento dei fiori ed, in ogni caso, quando le piante non sono più bottinate dalle api. Per il prodotto erboristico invece è l'inizio della fioritura. L'essiccazione delle infiorescenze si effettua all'ombra, in locali aerati, disponendole in mazzi appesi. Il materiale, una volta essiccato, viene battuto per ottenere il distacco dei fiori che dovranno essere conservati in recipienti di vetro o ceramica, al riparo dalla luce.
Gli argomenti riportati sono stati tratti dalla scheda colturale sulla lavanda dal sito pianteofficinali.org
La scheda è liberamente scaricabile qui.